Telemedicina e prevenzione gratuite
di: Nicoletta Fattori

Prevenzione e diagnostica ad accesso rapido e gratuito. È questo il focus della sperimentazione in atto nelle farmacie del Veneto aderenti a questa rivoluzione in campo sanitario che, tra l’altro, offre al paziente la possibilità di non subire le tempistiche delle liste di attesa.
In 169 farmacie veronesi nei primi sei mesi del 2025, sono state erogate 9.706 prestazioni in Telemedicina, in particolare telecardiologia cioè elettrocardiogramma (ECG), holter cardiaco, holter pressorio oltre ad una serie di servizi cosiddetti cognitivi che rientrano nella sfera della prevenzione di ipertensione, ipercolesterolemia e diabete nonché l’aderenza alla terapia da parte del paziente per il diabete di tipo 2 e bronco pneumopatia cronica ostruttiva (BPCO).
Esami con ricetta medica
Elettrocardiogramma, holter pressorio e cardiaco devono essere prescritti dal medico di medicina generale o dallo specialista convenzionato al Servizio Sanitario Nazionale. Una volta redatta la ricetta il paziente si rivolge a una delle farmacie che partecipano su base volontaria e offrono quindi il servizio – l’elenco completo e aggiornato si trova nel sito dell’Azienda Ulss 9 Scaligera –, con cui pianifica la prestazione in tempi molto rapidi. È importante sottolineare che il farmacista, debitamente formato a ricoprire ogni specifico ruolo previsto dalla sperimentazione, opera in collaborazione con il medico refertatore che in collegamento web riceve l’esame diagnostico e dopo averlo analizzato compila il referto, successivamente consegnato al paziente.
Prevenzione senza ricetta medica
Tra i servizi sempre gratuiti, ma senza la prescrizione del medico, quelli cognitivi rivolti ai maggiorenni che comprendono gli screening del “Diabete non noto”, dell’“Ipertensione arteriosa non nota” e dell’“Ipercolesterolemia non nota”. Grazie a questionari preliminari il farmacista valuta in tempo reale attraverso la piattaforma informatica della Regione Veneto i fattori di rischio del soggetto rispetto a queste gravi e silenti patologie, quasi sempre asintomatiche e potenzialmente mortali, offrendo qualora necessario test diagnostici mirati come la determinazione del profilo lipidico e invitando i pazienti a recarsi dal proprio medico di medicina generale. Si tratta di fondamentali screening che hanno una funzione preventiva e di monitoraggio affinché le patologie non si sviluppino oppure vengano diagnosticate dal medico in tempi molto rapidi e determinanti per il controllo ottimale della malattia fin dalla sua fase iniziale, nonché la sua guarigione.
Fase sperimentale
Proseguita come stabilito dalla Regione Veneto nel 2025, l’attività sperimentale prevede un’unica limitazione: i pazienti che hanno già usufruito della telecardiologia nel 2024 (tutti hanno diritto ad una prestazione per tipologia: un ECG, un holter cardiaco e un holter pressorio) non possono richiederne altre nell’anno in corso perché le attuali prestazioni vengono erogate con i fondi del Servizio Sanitario Nazionale destinati ancora alla fase sperimentale dell’anno scorso.
«In questi primi sei mesi del 2025 nel nostro territorio sono stati in particolare i servizi di Holter cardiaco (+61% sul valore medio mensile del 2024) e pressorio (+52%) ad avere registrato il maggiore incremento – sottolinea Elena Vecchioni, presidente Federfarma Verona -, mentre rimangono costanti gli ECG. Questo evidenzia l’ottima collaborazione tra le farmacie e i medici poiché sono proprio i servizi in Telemedicina ad essere eseguiti in farmacia esclusivamente tramite la prescrizione su ricetta bianca rilasciata dal medico di medicina generale o dallo specialista convenzionato al Servizio Sanitario Nazionale. Notevolmente apprezzata, inoltre, dal cittadino la qualità del servizio in termini di flessibilità di orario, ma soprattutto competenza e accuratezza nello svolgimento del servizio da parte del farmacista e autorevolezza dei centri di refertazione».
«Per i pazienti è ormai diventato “normale” affidarsi a noi per tutta la serie di servizi, sia preventivi che diagnostici, erogati gratuitamente dalla “Farmacia dei Servizi” – spiega Gianmarco Padovani, vicepresidente Federfarma Verona -. Molto apprezzate sono la professionalità insieme alla rapidità di accesso al servizio che bypassa le lunghe liste d’attesa ormai tristemente note nella Sanità pubblica. Ciò è possibile poiché l’appuntamento viene preso direttamente tra l’utente e la farmacia che poi indica qual è la disponibilità per l’esecuzione della prestazione, di prassi effettuata nell’arco di pochi giorni».
«Importanti ovunque, questi servizi risultano vitali per i pazienti che vivono nelle zone a bassa densità abitativa per i quali è necessario percorrere decine di chilometri prima di raggiungere il nosocomio più vicino a casa – spiega Claudia Sabini, responsabile rurale Federfarma Verona -. I cittadini rimangono piacevolmente sorpresi quando, entrando anche nella “piccolissima” farmacia rurale trovano a disposizione non solo un farmacista-operatore sanitario che attraverso formazione specifica ha raggiunto i necessari ed elevati livelli di professionalità tecnica, ma anche una farmacia attrezzata con efficienti strumentazioni diagnostiche necessarie all’erogazione di un servizio sanitario di alta qualità in stretta collaborazione con i medici refertatori».
Cos’è l’ipercolesterolemia
Il colesterolo è una sostanza grassa necessaria al corretto funzionamento dell’organismo: partecipa alla sintesi di alcuni ormoni e della vitamina D ed è un costituente delle membrane delle cellule. Prodotto dal fegato, può anche essere introdotto con la dieta: è contenuto, per esempio, nei cibi ricchi di grassi animali, come carne, burro, salumi, formaggi, tuorlo dell’uovo, fegato. È invece assente in frutta, verdura e cereali. Il trasporto del colesterolo attraverso il sangue è affidato alle lipoproteine. Le più importanti per la prevenzione cardiovascolare sono due. Le LDL (colesterolo “cattivo), o lipoproteine a bassa densità che trasportano il colesterolo sintetizzato dal fegato alle cellule del corpo e le HDL (colesterolo “buono”), o lipoproteine ad alta densità che rimuovono il colesterolo in eccesso dai diversi tessuti e lo trasportano nuovamente al fegato, che poi provvede a eliminarlo.
Il “colesterolo cattivo”, quando presente in quantità eccessiva tende a depositarsi sulla parete delle arterie, provocandone ispessimento e indurimento progressivi. Questo processo, chiamato aterosclerosi, può portare nel tempo alla formazione di vere e proprie placche (o ateromi) che ostacolano il flusso sanguigno, o addirittura lo bloccano del tutto. Quando il cuore non riceve abbastanza sangue ricco di ossigeno, si può sviluppare l’angina pectoris, una condizione caratterizzata da dolore al torace, alle braccia o alla mandibola, solitamente in concomitanza di uno sforzo o di uno stress. Inoltre, le placche possono staccarsi e formare un trombo, che può indurre un improvviso arresto del flusso sanguigno. A seconda di dove è localizzata, l’ostruzione di un vaso può provocare infarto del miocardio (a livello cardiaco), ictus (a livello cerebrale) o claudicatio intermittens(a livello degli arti inferiori).
Alti livelli di colesterolo non producono sintomi diretti, è per questo motivo che molte persone ignorano di soffrire di ipercolesterolemia. La buona notizia è che il colesterolo può essere facilmente misurato con un semplice esame del sangue e deve essere tenuto costantemente sotto controllo.
Esistono diversi fattori di rischio, oltre all’ereditarietà, che possono contribuire all’ipercolesterolemia, tra questi la dieta, il sovrappeso e l’obesità, la mancanza di attività fisica, ma anche la concomitanza di malattie metaboliche come il diabete. Anche il fumo può danneggiare i vasi sanguigni e accelerare il processo di indurimento delle arterie. Inoltre, il livello di colesterolo LDL tende ad aumentare con l’età, soprattutto fra le donne.
Come sottolinea l’Istituto Superiore di Sanità, attualmente esiste una terapia farmacologica in grado di curare efficacemente l’ipercolesterolemia familiare e di prevenirne le conseguenze cardiovascolari a lungo termine. Diventa quindi fondamentale diagnosticarla correttamente il più presto possibile.
Cos’è il diabete
Il diabete è una malattia cronica caratterizzata dalla presenza di elevati livelli di glucosio nel sangue (iperglicemia) e dovuta a un’alterata quantità o funzione dell’insulina. L’insulina è l’ormone, prodotto dal pancreas, che consente al glucosio l’ingresso nelle cellule e il suo conseguente utilizzo come fonte energetica. Quando questo meccanismo è alterato, il glucosio si accumula nel circolo sanguigno.
Il diabete di tipo 1 riguarda circa il 10% delle persone con diabete e in genere insorge nell’infanzia o nell’adolescenza. Nel diabete tipo 1, il pancreas non produce insulina ed è quindi necessario che essa venga iniettata ogni giorno e per tutta la vita. La causa del diabete tipo 1 è sconosciuta
Il diabete di tipo 2 è la forma più comune di diabete e rappresenta circa il 90% dei casi di questa malattia. La causa è ancora ignota, anche se è certo che il pancreas è in grado di produrre insulina, ma le cellule dell’organismo non riescono poi a utilizzarla. In genere, la malattia si manifesta dopo i 30-40 anni e numerosi fattori di rischio sono stati riconosciuti associarsi alla sua insorgenza. Tra questi: la familiarità per diabete, lo scarso esercizio fisico, il sovrappeso e l’appartenenza ad alcune etnie. Il diabete tipo 2 in genere non viene diagnosticato per molti anni in quanto l’iperglicemia si sviluppa gradualmente e inizialmente non è di grado severo al punto da dare i classici sintomi del diabete. Solitamente la diagnosi avviene casualmente o in concomitanza con una situazione di stress fisico, quale infezioni o interventi chirurgici.
Il rischio di sviluppare la malattia aumenta con l’età, con la presenza di obesità e con la mancanza di attività fisica. Nel diabete tipo 2 le complicanze acute sono piuttosto rare, mentre sono molto frequenti le complicanze croniche che riguardano diversi organi e tessuti, tra cui gli occhi, i reni, il cuore, i vasi sanguigni e i nervi periferici.
Nelle donne in gravidanza il diabete può determinare conseguenze avverse sul feto, da malformazioni congenite a un elevato peso alla nascita, fino a un alto rischio di mortalità perinatale.
Cos’è l’ipertensione arteriosa
L’ipertensione arteriosa è una caratterizzata dall’elevata pressione del sangue nelle arterie, che è determinata dalla quantità di sangue pompata dal cuore e dalla resistenza delle arterie al flusso del sangue. Interessa circa il 30% della popolazione adulta di entrambi i sessi e, nelle donne, è più frequente dopo la menopausa.
L’ipertensione arteriosa non è una malattia, ma un fattore di rischio, ovvero una condizione che aumenta la probabilità che si verifichino altre malattie cardiovascolari come angina pectoris, infarto miocardico, ictus cerebrale. È importante individuarla e curarla per prevenire i danni che essa può provocare.
Si parla di ipertensione arteriosa sistolica quando solo la pressione massima è aumentata; al contrario, nell’ipertensione diastolica, sono alterati i valori della pressione minima. Si definisce ipertensione sisto-diastolica la condizione in cui entrambi i valori di pressione (minima e massima) sono superiori alla norma.
Gli anziani e i grandi anziani (ultranovantenni) soffrono più spesso di ipertensione arteriosa sistolica isolata, con valori di pressione massima anche molto alti, e pressione minima bassa. Le forme di ipertensione diastolica isolata, al contrario, sono più frequenti nei soggetti più giovani.
Nell’ipertensione arteriosa primaria (o essenziale), che rappresenta circa il 95% dei casi di ipertensione, non esiste una causa precisa, identificabile e curabile. Gli elevati valori pressori sono il risultato dell’alterazione dei meccanismi complessi che regolano la pressione (sistema nervoso autonomo, sostanze circolanti che hanno effetto sulla pressione).
Nel restante 5% dei casi l’ipertensione, definita secondaria, è la conseguenza di malattie, congenite o acquisite, che interessano i reni, i surreni, i vasi, il cuore, e per questo viene definita ipertensione secondaria. In questi casi, l’individuazione e la rimozione delle cause (cioè, la cura della malattia di base) può accompagnarsi alla normalizzazione dei valori pressori. Questa ipertensione interessa anche soggetti più giovani e spesso si caratterizza per valori di pressione più alti e più difficilmente controllabili con la terapia farmacologica.
L’aumento dei valori pressori non sempre si accompagna alla comparsa di sintomi, specie se avviene in modo non improvviso poiché l’organismo si abitua progressivamente ai valori sempre un po’ più alti, e non manda segnali al paziente. Per questo, molte delle persone affette da ipertensione non lamentano sintomi, anche in presenza di valori pressori molto elevati. In ogni caso, i sintomi legati all’ipertensione arteriosa non sono specifici, e per questo sono spesso sottovalutati o imputati a condizioni diverse. Tra i sintomi più comuni, come indica l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas rientrano mal di testa, specie al mattino, stordimento e vertigini, ronzii nelle orecchie (acufeni, tinniti), alterazioni della vista (visione nera, o presenza di puntini luminosi davanti agli occhi), perdite di sangue dal naso (epistassi).
La scarsità dei sintomi e la loro aspecificità sono il motivo principale per cui spesso il paziente non si accorge di avere la pressione alta. Per questo è fondamentale controllare periodicamente la pressione. Fare diagnosi precoce di ipertensione arteriosa significa prevenire i danni ad essa legata e, quindi, malattie cardiovascolari anche invalidanti.
Tra i fattori che predispongono alla malattia sono classificati la familiarità, l’età, il sovrappeso, il diabete, il fumo, il disequilibrio di sodio e potassio poiché mangiare cibi troppo salati ed, in generale, una dieta troppo ricca di sodio o troppo povera di potassio, possono contribuire a determinare l’ipertensione arteriosa, l’alcool, lo stress (fisico ed emotivo) Per la sedentarietà, pur non potendo affermare che faccia aumentare la pressione arteriosa, è certo, però, che l’attività fisica moderata e costante (mantenendo attivo l’organismo e favorendo il controllo del peso) contribuisca a ridurre i valori pressori e a migliorare le prestazioni fisiche (l’allenamento aumenta progressivamente la capacità di tollerare gli sforzi).