La violenza contro le donne si “studia” sui banchi di scuola
a cura dell’Ufficio stampa di Federfarma Verona
La data è solo un simbolo perché combattere la violenza contro le donne significa agire tutti i giorni anche divulgando la cultura dell’amore, quello vero. Le relazioni sentimentali sane nascono dalla consapevolezza che amare significa stare bene. Un messaggio che deve essere veicolato fin dalla più tenera età, anche a scuola.
In tutto il mondo il 25 novembre si celebra Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne e sono tante, a tutti i livelli, le manifestazioni organizzate per questa data.

Federfarma Verona ha deciso di impegnarsi per i giovani portando nelle scuole il “Progetto Mimosa” con interventi formativi rivolti agli studenti delle classi IV e V delle superiori.
L’iniziativa che ha visto coinvolti l’Istituto Lavinia Mondin e l’IISS Copernico Pasoli, rientra nel programma 2025 delle iniziative a cura del Comune di Verona contro la violenza sulle donne.
Parlando con docenti e studenti emerge che i giovani chiamano “Malessere” il partner maschile di una relazione tossica. Molto spesso sono le stesse ragazze a rendersene conto oppure le amiche che percepiscono atteggiamenti anomali. È a quel punto che si deve intervenire per arginare la possibile deriva. Tutti insieme, scuola, famiglia, istituzioni e Forze dell’Ordine, perché in molti casi le ragazze da sole non ne hanno la forza o non percepiscono il reale pericolo.
«Osserviamo con attenzione i nostri 250 alunni, dialoghiamo e ascoltiamo anche i loro silenzi che talvolta valgono più di mille parole – spiega Maddalena Comparini, dirigente scolastica Istituto Lavinia Mondin -. Formiamo una rete di attenzione che comprende docenti, studenti, collaboratori scolastici per captare segnali di disagio. Confronti con operatori esterni qualificati come i farmacisti sono davvero utili perché i ragazzi comprendono di potersi rivolgere anche in forma anonima a strutture di supporto disseminate sul territorio, se non se la sentono di aprirsi con chi sta loro vicino quotidianamente».
«La farmacia accoglie e offre una risposta sanitaria professionale a tutti, ma quando si parla di soggetti deboli si attivano anche aiuti di carattere sociale, come nel caso del “Progetto Mimosa” – afferma Elena Vecchioni, presidente Federfarma Verona -. La farmacia in questo caso diventa il tramite tra le donne che si rivolgono a noi e le associazioni a loro tutela sul territorio veronese. Le nostre porte sono sempre aperte, non chiediamo documenti di identità e offriamo tutta la nostra disponibilità nella lotta agli abusi sulle donne».
Secondo il 12mo rapporto Eures, nei primi 10 mesi del 2025 sono 85 i casi di femminicidio compiuti in Italia, la maggior parte dei quali nel Nord: 41 casi che equivalgono al 48,2% del totale. I dati indicano che è la convivenza di coppia a sviluppare le situazioni più critiche: 38 mogli o conviventi (pari al 67,9%) uccise dal partner, seguite dalle donne uccise da un ex compagno (15 casi, pari al 26,8%) e dalle vittime di un partner o un amante (3 casi, pari al 5,4%). (Fonte AGI)
In supporto a chi si trova in situazione critica è sempre attivo, 365 giorni l’anno, nelle 259 farmacie aderenti a Federfarma Verona il “Progetto Mimosa” impegnatonella tutela della donna maltrattata. Si accede in modo totalmente anonimo chiedendo come primo step aiuto al farmacista e ricevendo successivamente oltre all’ascolto e ad indicazioni personalizzate, il depliant distribuito in farmacia recante i numeri di soccorso sul territorio. L’importante è fare comprendere che la donna non deve rimanere da sola, ma affidarsi ad Istituzioni e associazioni anti violenza in grado di affrontare con professionalità tutte le circostanze anche le più drammatiche. Contemporaneamente il progetto lancia un forte appello al genere maschile: chiedere aiuto non è segno di debolezza, anzi è proprio il contrario.
«Andare nelle scuole e relazionarsi direttamente con i giovani è molto proficuo perché il messaggio arriva in maniera diretta, anche grazie alle domande che i ragazzi ci rivolgono – spiega Nadia Segala, consigliere Federfarma Verona e referente “Progetto Mimosa” -. È fondamentale, inoltre, che siano presenti ai nostri incontri anche gli studenti maschi, perché la tutela delle donne parte dalla correttezza degli uomini, meglio se giovani e giovanissimi. Rispetto, serenità, benessere sono gli elementi cardine di una relazione affettiva sana e quando cominciano le critiche negative, anche quelle più banali legate ad esempio all’aspetto fisico, oltre al fatto che spesso degenerano in violenza, si creano nella vittima delle ferite psicologiche, talvolta perduranti tutta la vita. Vogliamo lanciare un messaggio di monito, ma anche uno positivo: tutti traggono vantaggio dalle relazioni sane, anche gli uomini. Ed è per questo che il “Progetto Mimosa” si rivolge oltreché alle donne, ai soggetti maltrattanti che desiderano uscire dalla spirale della violenza, qualunque essa sia».
«Abbiamo accolto con favore la proposta di Federfarma Verona poiché nella nostra offerta didattica è attivo il progetto della curvatura biomedica rivolto ai temi della sanità e del sociale, con 150 ore nell’arco di tre anni scolastici – spiega Elena Tobaldini, collaboratrice di Sara Agostini dirigente scolastica IISS Copernico Pasoli.-. La farmacia è diventata un importante presidio sanitario sul territorio e la sua attività nei confronti della società, anche e soprattutto dal punto di vista dell’aiuto alle fasce deboli come le donne vittime di abusi, sono di sicuro interesse per i nostri studenti. Conoscere e divulgare attività come il “Progetto Mimosa” è utile non solo per attuare interventi contingenti, ma anche alla costruzione di una mentalità da parte dei giovani che sia attenta alle esigenze del prossimo. Desideriamo che i nostri studenti adesso e in futuro quando saranno immessi nel mondo del lavoro, siano in grado di captare le situazioni a rischio e contribuire all’eliminazione di fenomeni aberranti come la violenza sulle donne che spesso sfocia in violenza sui minori».